SFINGI e PIRAMIDI in SARDINIA    di Leonardo Melis

(tratto dal sito dell’autore www.shardana.org)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’estate del 2010 vedeva la nascita di “Shardana Jenesi degli Urim” che, oltre alla pubblicazione di un documento in scrittura shardana, annunciò anche la scoperta di una seconda ziqurat dopo quella di Monte d’Akkodi. La scoperta, annunciata da Leonardo Melis già nella Pasqua precedente alla Tv e alla Stampa, provocò la rabbia incontrollata di Archeologi della Sovrintendenza e Cattedratici. Le minacce di pubblicazioni di smentite  si sprecarono, anche perché la nuova edizione del libro appena dopo due mesi dalla pubblicazione annunciava che la Ziqurat era costruita sopra un nuraghe. E poiché i nostri amici “Archeobuoni” avevano tra l’altro dichiarato essere tale costruzione un semplice Protonuraghe…possiamo immaginare la figura!

Mentre la Ziqurat di Pozzomaggiore finiva in Tv e Stampa, il Documento scritto finiva in Parlamento per un’interrogazione al Ministro della Cultura. Una petizione con migliaia di firme portava a Settembre la segnalazione dell’esistenza di questo documento all’opinione pubblica e alle Autorità. Ricordiamo che il reperto fu trovato in uno scavo ufficiale dalla Sovrintendenza di Sassari non lontano dalla stessa Ziqurat. Questo accadeva nel 2006, ma del Documento nessuno sapeva  e niente, fino al ritrovamento casuale delle immagini da parte di Leonardo Melis. Lo stesso Melis incaricava un suo amico della decifrazione e della scoperta di quanto sospettava. Nel documento vi è la parola SaRDaNa e l’Aleph Sinaitico molto presente anche in altri scritti segnalati da Melis.

 

            Un antico detto recita che “una ciliegia tira l’altra”, e così a gennaio di quest’anno ci arriva una segnalazione di una strana costruzione più a Nord di quella di Pozzomaggiore già pubblicata. Anche stavolta si tratta di una costruzione a gradoni, ma di forma rotonda. A noi ricorda le Pajare pugliesi e alcune costruzioni delle Baleari, sempre a gradoni. Appena il tempo di esplorare la “Pajara”, che già un’altra segnalazione ci arriva dalla zona della Prima Ziqurat, nel Nord Sardinia. Questa è iù alta e ricorda la “Torre di Babele “ dei film.

L’annuncio in Conferenza di sabato 26/02/2011 della scoperta destava l’interesse dei Media e la probabile reazione della “Scienza Ufficiale” che di sicuro dichiarare trattarsi di qualche ricovero di pastori (a tre o quattro piani!) o al massimo di “Neviere”! Si, di Neviere. Questo quanto dichiarato da un addetto ai lavori alla domanda da parte di Daniele (uno degli scopritori). Le Neviere, anzi le “Domus de su Nie” (case della neve) erano costruzioni che si potevano vedere nel Gennargentu fino ai primi del secolo scorso. Si tratta di pozzetti con copertura in pietra ove i Baroni della zona conservavano la neve per la produzione dei sorbetti in estate. Vi è il sospetto che l’esperto  interpellato abbia preso un granchio, visto che la “Neviera” si trova a livello del mare!

           

 

 

 

 

 

            Nella conferenza di sabato 26/02/2011 annunciavamo al pubblico già meravigliato per le nuove Ziqurat il ritrovamento di una Sfinge nella favolosa penisola del Sinis, già consacrata al Dio Nanna/Sin e residenza di Shardana e Tursha fino al 216 a.C. nella città di Tharros. A pochi passi dal luogo del ritrovamento della Sfinge furono trovati nel 1974 le 35 Statue di Monti Prama, dimenticate per trent’anni in uno scantinato del Museo di Cagliari.

Conoscevamo la strana figura animale già dal 2009, segnalata da un amico del forum dei Popoli del Mare, Stefano. La roccia però risultava in parte coperta dalla macchia mediterranea e non ci era parsa troppo interessante.

Una serie di articoli di stampa e alcuni comunicati nelle TV locali ci incuriosirono ancora ai primi di gennaio di quest’anno (2011). Un medico di Oristano, appassionato di archeologia (Salvatore Zedda) ci invitò a fare un sopraluogo per indicarci un ritrovamento che poteva testimoniare l’autenticità del manufatto. Poco distante dalla figura animale si trovava un masso di circa 700 kilogrammi per metà sottoterra. La parte affiorante è compatibile con il corpo, ma la faccia è sotto. Non possiamo, senza le autorizzazioni della Sovrintendenza, toccarla per il momento, ma un altro particolare, anzi due, ci hanno convinto dell’autenticità. Il collo presenta dei fori regolari, sistemati a coppie, mentre la “testa” ha delle protuberanze  che, anche se consumate dalle intemperie e dal tempo, sembrano compatibili con i fori. La sistemazione movibile della testa non è il primo esempio in queste sculture, la Sfinge di Giza ha una testa probabilmente posticcia.

            La Sfinge del Sinis non è l’unica sfinge ritrovata in Sardinia. A parte le tre provenienti da Solky (S. Antioco) e conservate nei musei dell’Isola, un’altra gigantesca che già pubblicammo in “I Calcolatori del Tempo” troneggia nel Sud-Ovest sardo. Anche questa poteva sembrare un capolavoro del vento, come le varie sculture nella costa della Gallura. Questa però appare lavorata e soprattutto si presenta con una conformazione diversa dalle rocce circostanti. Appare liscia e con un “Pulpito” scavato sulla testa. Alta circa 4,5 m. sovrasta una foresta con all’interno dei resti di insediamento umano e con tracce di ceramiche e altri manufatti. Nella sua parte destra del colo presenta un’abrasione, come di un’asportazione di una probabile scritta.

            A riprova che si tratta di manufatto, la foto a fianco mostra il “pulpito” scavato sulla testa della stessa Sfinge. Altra prova è dovuta al fatto che da qualsiasi parte la si guardi, risulta sempre essere una testa di fattezze egizie. Di contro, le varie rocce della Gallura, l’Orso, l’Elefante ecc… cambiano se le si guarda da diversa angolazione.

Qualcuno si chiederà ora il perché di tanta presenza egizia in Sardinia e nel Mediterraneo del II millennio a.C. La risposta sta proprio nell’identificazione dei Popoli del Mare in coloro che gli Egizi chiamavano SRDN.N.PI.YAM, (I Shardana del Mare), i “Signori delle Isole poste nel Grande Cerchio d’acqua, nel grande Verde”.

-         Migliaia di scarabei con i cartigli dei faraoni Ramesse II, Ramesse III, Amenophe IV, Tothmose III…

-         Testi geroglifici con le invocazioni alla Triade di Tebe.

-         Statue raffiguranti la stessa Triade e diverse riproducenti Horus, Osiride, Hator, Sekmet, il Dio Nilo e altre divinità.

-         Sfingi e altri animali sacri agli Egizi.

-         Imbarcazioni di giunchi, i Fassones, identici a quelle egizie… tantissimi altri oggetti riferiti alla cultura del sacro fiume.

Certo non furono gli Egizi a portarli in Sardinia. Un popolo, quello egizio, che mai si sarebbe mosso dal suo paradiso. Qualcuno però frequentava assiduamente la terra dei faraoni, per motivi di commercio e soprattutto per svolgere un compito che risulta dai testi egizi in maniera chiara. I Shardana erano un corpo scelto  dell’esercito egizio. Addirittura fungevano da Guardia del Corpo dei faraoni.

A Medinet Abu, Luxor, Abu Simbel, si possono ammirare questi guerrieri a fianco al faraone. Assolutamente riconoscibili dall’armatura, lo scudo tondo, l’elmo con le corna e la spada a cuneo. Un ritrovamento avvenuto in quel di Tharros, non lontano dal luogo della Sfinge e da Monti Prama, ci ha fatto incuriosire e gioire per un’ulteriore conferma della presenza di mercenari shardana nell’esercito del faraone: un occhio di Horus. Non il solito occhio di Horus, di cui si contano decine di esemplari nel museo di Cagliari, ma un Occhio di Horus a ciondolo che veniva consegnato a chi si arruolava appunto nell’esercito egizio. Questi soldati si comportavano come tutti i soldati del mondo e di ogni epoca: quando tornavano a casa in licenza o in congedo, portavano con sé i ricordi della Terra che li aveva ospitati! Piccoli souvenir, come gli scarabei, o statuette degli dei a cui si erano magari invocati durante le battaglie nel Delta o in Palestina, o in Siria (Qadesh!).

 

 

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