Midwest: l’ago della bilancia tra Unione e Confederazione
Quando scoppia una guerra civile le ragioni che
determinano gli avvenimenti sono sempre molteplici e spesso complicate a causa
dell’essere umano che si lascia trascinare sovente dell’irrazionalità e
dell’emotività finendo per ingarbugliare maggiormente situazioni magari
risolvibili con un po’ più di pazienza: così è stato anche per la guerra civile
o di secessione americana (1861-1865), considerata da molti storici la prima
vera guerra contemporanea, anticipatrice dei più drammatici avvenimenti di
cinquant’anni più tardi per la partecipazione massiva della popolazione e l’uso
di ogni modernità possibile nell’utilizzo degli armamenti.
La guerra civile o di secessione fu la prima vera guerra
“democratica e popolare” combattuta nel mondo moderno o contemporaneo nel senso
che essa non fu una guerra di conquista ma endemica al sistema istituzionale stesso
statunitense, in realtà nessuna dei contendenti voleva assicurarsi parti di
territorio dell’avversario per dominio, sic simpliciter l’Unione (il Nord) combatteva
per mantenere giuridicamente la Repubblica Federale in essere mentre la
Confederazione (il Sud), ribellandosi, voleva che si riconoscesse la sua Repubblica
alternativa de facto: nessun potere personale da entrambi i lati, sempre di
repubbliche elettive si parlava.
La giovane nazione statunitense, animata da spirito
liberale politicamente e spesso liberista in maniera sfrenata (soprattutto
negli stati meridionali) economicamente, s’avviava rapidamente dopo la guerra
con l’Inghilterra del 1812-15, sostanzialmente senza vinti né vincitori (ma che
sanciva la definitiva emarginazione inglese al solo Canada sul suolo
nordamericano), ad una serie di drammatici processi interni degenerativi che
nel volgere di pochi decenni la portarono alla guerra civile.
Come si è detto in precedenza i motivi di una guerra
civile sono sempre molteplici ed anche in questo caso possiamo vederne con
chiarezza alcuni dei principali.
Un primo motivo, quello conosciuto più comunemente, era
di natura ideologica pro o contro lo schiavismo, fenomeno che interessava solo
gli stati dell’Unione centro-meridionali (la schiavitù era ammessa al di sotto
del 36° 30’ parallelo, Compromesso del Missouri 1820, parallelo che forniva anche
un’ipotetica frontiera geografica) a forte carattere agricolo/latifondista con
un clima assai temperato in inverno e con estati calde che ben s’adattava alle
colture intensive.
Grazie al loro clima, gli stati centro-meridionali
avevano incredibili e possenti coltivazioni di cotone (almeno metà della
produzione mondiale era loro), di riso e di altri importanti cereali, avendo
poche industrie di trasformazione e ancora meno stabilimenti industriali lo
schiavismo era ritenuto necessario, da abolire senz’altro (questo era chiaro a
tutti, la tratta era stata sostanzialmente comunque bandita da decenni) ma in
tempi lunghi per evitare tracolli finanziari o più semplicemente per adeguarsi
all’idea.
Negli stati settentrionali, l’industria correva a passi
da gigante e le produzioni di manufatti s’incrementavano di anno in anno spesso
con procedimenti d’utilizzo delle risorse umane discutibili almeno sul piano
morale (non meno che l’utilizzo di schiavi al sud), la classe medio-borghese
stava creando i presupposti per dare agli Stati Uniti il predominio economico
mondiale e necessariamente ognuno doveva fare la sua parte, lo schiavismo era
considerato retaggio del passato e la mano d’opera era offerta a chiunque,
masse di lavoratori europei arrivavano sulle coste nord-americane richiamate
dalla possibilità d’arricchimento ed in più c’erano gli ex-schiavi ed i
fuggiaschi provenienti dal meridione.
Se la schiavitù era vista come un male da eliminare al
sud in tempi ragionevoli da parte della maggioranza della gente del Nord,
esisteva comunque una parte di essi molto battagliera desiderosa per contro d’arrivare
ad un’abolizione completa ed immediata, soprattutto era gente animata da uno
spirito di profondo puritanesimo, radicale ad oltranza che determinò anche nel
sud per la legge del contrappasso la nascita di un estremismo più ottusamente
schiavista: entrambe le fazioni più facinorose negli anni riuscirono, con i
loro atti, a mettere i bastoni fra le ruote di tutti coloro che dialogavano
cercando le migliori soluzioni possibili per superare il problema ed evitare la
secessione degli stati meridionali.
Un secondo problema conseguente era così rappresentato
dall’attività politica, dalle elezioni dei Presidenti della Repubblica e dalle
votazioni Congressuali e Senatoriali sempre più tese e spesso oggetto di
compromessi che rimandavano i problemi anziché risolverli.
Al tempo esisteva già un sostanziale bipartitismo sia a
Nord che a Sud che faceva riferimento al Partito Democratico ed al Partito Whig
(Liberali) i quali si contendevano normalmente la Presidenza della Repubblica,
il Senato e il Congresso.
I politici degli stati meridionali erano eccellenti uomini
politici (il Gotha del Partito Democratico proveniva dal Sud), garanti della
Costituzione ma rimanevano sostanzialmente ancorati a uno sguardo societario
del tutto immobile nello status quo, basato sui dettami dei padri fondatori
della Repubblica, con poco potere centrale e assoluto predominio dello Stato locale
e del suo Governatore sul Senato e sul Congresso Federali: il Presidente della
Repubblica era più che altro un punto di riferimento istituzionale e giuridico,
non un vero e proprio capo della nazione e su questo punto erano d’accordo
anche i loro colleghi del Partito Whig seppure decisamente in minor numero
Quasi tutti i Presidenti eletti fino alla scoppio della
guerra civile provenivano dal Sud, tranne qualche rara eccezione, perché
sostanzialmente in quei territori il Partito Democratico la faceva da padrone e
quindi normalmente il suo candidato raccoglieva un numero sufficiente di
delegati per essere quasi eletto senza bisogno di quelli settentrionali e
comunque per dominarli facendoli convergere facilmente su un candidato comune
di provata fede meridionalista.
A nord per contro oltre al Partito Democratico e al
Partito Whig, la competizione comprendeva anche altre formazione minori
rappresentanti delle varie peculiarità ed etnie del New England
(come il Partito del Suolo Libero): così il voto del settentrione si disperdeva
permettendo al Sud di dominare sostanzialmente la scena politica.
Il Nord non possedeva una classe politica come quella del
Sud, questo era certo, ma ovviamente non era certo felice di dover sempre
accettare la supremazia politica meridionale partendo dal presupposto
(piuttosto corretto) che il suo territorio produceva ricchezza nell’industria e
nel commercio marittimo infinitamente superiori rispetto al mezzogiorno.
Dagli anni ’30 in poi, il risentimento per la politica
“sudista” dei Presidenti e del Congresso da parte settentrionale era
indubbiamente grande e spesso le sedute erano tumultuose e molto drammatiche,
gli atti che permettevano agli Stati Uniti di rimanere tali erano risultato di
faticosi sforzi e complessivamente privi di vera forza propulsiva.
Così a questo punto s’inseriva un altro problema che nasceva
dall’espansione territoriale, fin dai primi decenni del secolo, degli Stati
Uniti verso Ovest, la nuova frontiera, spesso sconosciuta ma che richiamava
tanta gente garantendo prospettive di miglioramento della vita certamente maggiori
grazie alla colonizzazione alla portata di ognuno.
Importanza assunse così il Midwest, l’insieme geografico
territoriale formato da Illinois, Indiana, Iowa, Minnesota, Missouri, Ohio e
Wisconsin dapprima e successivamente anche da Nebraska, Kansas, Nord e Sud
Dakota, il cui controllo economico avrebbe determinato anche il controllo politico
e di conseguenza quello sull’intera nazione.
In questi stati del Midwest non esisteva lo schiavismo
anche se era ancora ammesso nel solo Missouri (ma di fatto poco praticato) in
quanto posizionato sull’ipotetica borderline, per cui la politica meridionale
nei confronti di questi territori fu quella tipica del buon vicinato o delle
occasioni comuni di lavoro agricolo e inizialmente, grazie anche ai Democratici
sembrava che la tela di alleanze tessuta dagli astuti uomini del Sud potesse
essere filata senza grandi problemi.
Questo tipo di relazione poteva avere valore per la parte
meridionale dei territori di “confine” con i loro granai che tutto sommato
avevano le stesse problematiche di quelle del Sud ma certamente non attecchiva
nei confronti delle più industriose zone che si sviluppavano velocemente a
ridosso dei grandi laghi settentrionali o nelle zone più montuose e selvagge
occidentali.
Chicago, piccolo villaggio di qualche centinaio di anime agli
inizi del secolo, divenne rapidamente una città altamente industriale dal punto
di vista della trasformazione e il più grande centro di smistamento merci
dell’intera nazione, migliaia di chilometri di ferrovia si irradiavano da essa
verso est e sud, ma tutto il Midwest era un pullulare di linee ferroviarie, la
frenesia commerciale non era certo un sistema di vita incline alla gente del
vecchio Sud e poco a poco i rapporti di buon vicinato iniziarono a creparsi
facendo venir meno gli interessi ritenuti comuni.
In nessun modo comunque i suoi abitanti avrebbero
tollerato un’espansione di tipo schiavistica nei loro territori, i coloni erano
molto chiari al proposito, l’odio verso i grandi latifondi era senz’altro un
motivo di attrito e destinato a non placarsi facilmente.
Per contro, il Nord (tramite i grandi banchieri, le
società finanziarie, quelle commerciali e quelle navali) s’affrettò ad aiutare
la crescita delle città rurali del Midwest, fornendo
loro crediti finanziari e forza lavoro preparata, spesso fatta arrivare
dall’Europa, questo significava anche uno sviluppo sociale diverso da quello
che poteva esistere per una società tendenzialmente agricola, la conseguenza fu
che la gente sposò quasi in toto in pochi anni la causa anti-schiavista.
Nel frattempo tra il 1845 e il 1850 entrarono negli Stati
Uniti dapprima il Texas (immenso stato schiavista schierato senza dubbio con la
politica comune meridionale), la Florida (anch’essa schiavista) e poi la
California, in teoria tutti del Sud visto la posizione geografica ma l’ultima
fu ammessa con il compromesso che si sarebbe effettuata una votazione popolare
pro o contro l’adozione della schiavitù (e vinsero gli abolizionisti
determinando la protezione settentrionale).
La California era uno stato poco popolato al tempo,
consideriamo semplicemente che per crearne uno riconosciuto ed ammissibile nell’Unione
Federale occorreva che quest’ultimo territorio fosse abitato almeno da 70000
persone e che la capitale scelta non avesse meno di 5000 abitanti, dati che a
noi oggi fano un po’ sorridere vista l’esiguità delle richieste ma a metà del
diciannovesimo secolo essi rappresentavano, soprattutto nell’Ovest estremo un
metà abbastanza complicata da raggiungere.
La California, nonostante la difficoltà delle
comunicazioni che potevano passare solamente via carro per gli immensi
territori dell’Ovest ancora senza una ferrovia di collegamento, manteneva comunque
stretti rapporti con il Nord visto come naturale punto di riferimento sia
politico che economico.
L’annessione alla Repubblica Federale di un nuovo Stato
era un altro punto di attrito tra settentrione e meridione, sempre soppesato e
controbilanciato (un ultimo esempio prima della guerra civile fu il
Kansas-Nebraska Act del 1854 di cui si parlerà più
avanti) dalle parti per evitare di cedere peso politico al Congresso o in
Senato.
Alla porta dell’annessione rimanevano i territori del
nord-ovest (il Far-West) e i territori meridionali (come l’Arizona ed il Nuovo
Messico per esempio), i politici sudisti avrebbero voluto far entrare anche questi
ultimi Stati nella Repubblica con l’adozione dello schiavismo ma si scontrarono
così con l’assoluta fermezza di quelli del Nord, contrari, il che era
comprensibile oltre che saggio, ma nella dura battaglia giornaliera in seno
alla rappresentanze istituzionali ciò esasperava alquanto gli animi.
Gli industriali ed i commercianti del Midwest avevano
bisogno in assoluto di una ferrovia che collegasse l’intero territorio
americano da oceano a oceano, ne avevano la necessità perché i loro immensi
magazzini erano colmi di merci da inviare e le loro industrie di trasformazione
abbisognavano di grandi quantitativi di materie prime per produrre il bene
necessario al consumatore, l’Ovest era visto come un’immensa fonte di possibile
ricchezza e poteva offrire a basso costo ciò di cui s’abbisognava ma il
trasporto via carro nascondeva come ben immaginiamo insidie umane oltre che
naturali e di fatto era estremamente lento, non al passo con i tempi che
cambiavano rapidamente.
La ferrovia transcontinentale era stata messa in essere
come studio almeno dall’inizio degli anni ’40, proprio nel momento in cui il
trasporto su rotaia territoriale dilagava nella parte settentrionale della
nazione americana, ma non si trovava l’accordo tra Nord e Sud (altro motivo
d’attrito) per il percorso che secondo logica dal Midwest
doveva raggiungere la California seguendo una linea centro-settentrionale con
partenza da Chicago ma accettando questa ipotesi il Sud rischiava di essere
tagliato fuori da ogni commercio adattandosi ad una posizione economica minore,
per questo i politici meridionali boicottarono ogni tentativo di metterne in
pratica la costruzione a meno che non passasse per il Sud, dal Texas, il che
era economicamente incomprensibile anche se umano.
Così crebbe esponenzialmente l’avversione della gente del
Midwest verso la politica del Sud e oramai non bastava più la saggezza e la
ragione di uno Stephen Douglas, indiscusso leader democratico dell’Illinois,
per tamponare le falle elettorali del suo partito a settentrione e preparare la
nascita del nuovo partito Repubblicano anti-schiavista.
Del resto anche in uno stato schiavista, la Virginia,
stato fondatore che aveva dato i natali a Washington e Jefferson, la parte
nord-occidentale, formata in gran parte da coloni d’origine tedesca o
scandinava, stava viaggiando a grandi balzi verso la creazione in stato sovrano
(West Virginia, 1863) sia perché decisamente anti-schiavista quanto soprattutto
per legarsi economicamente al Midwest a cui assomigliava in cultura e
pragmatismo.
Probabilmente ad un viaggiatore europeo che avesse potuto
visitare l’insieme degli stati americani prima della guerra civile sarebbe
parso senza dubbio che fondamentalmente esistevano due entità umane ben
distinte, due nazioni in una che coesistevano oramai in maniera forzata ma che
poco avevano in comune tra loro.
La realtà è che gli Stati Uniti erano ancora una nazione
relativamente giovane e doveva necessariamente crescere, era una democrazia
decisamente moderna rispetto alle poche presenti in Europa ma questo
significava doversi scontrare anche con problemi sociali molto più pesanti
dovuti certamente alla vastità ed eterogeneità del suo territorio e delle sue
risorse umane.
Al finanziere, all’industriale, all’impiegato,
all’operaio o al colono del Nord o del Midwest importava poco probabilmente
dello schiavismo dal punto di vista idealistico, ma lo vedeva come un ostacolo
al progresso del crescente incremento produttivo e del logico guadagno oltre
che al miglioramento della vita personale.
Così la gente del Sud in questo senso rappresentava agli
occhi della gente del Nord l’insieme umano di una società con cui non poteva
aver in comune e che voleva superare al più presto per gettarsi alla conquista
dell’Ovest estremo e completare freneticamente la costruzione di una nazione
forte e coesa, se ciò doveva passare attraverso l’imposizione forzata (cioè una
guerra) essa andava fatta senza alcun dubbio.
Al proprietario terriero, all’agricoltore, al piccolo
commerciante del Sud che viceversa non aveva la frenesia dei cugini del Nord:
la società “rurale”, soprattutto se ben funzionante, si adattava molto di più
alle loro caratteristiche, la calma con cui affrontavano i problemi era
proverbiale, tutto poteva mutare ma sempre dopo attente e lunghe riflessioni.
L’industria maggiore del Sud era data dal cotone per cui
ogni innovazione tecnica o produttiva doveva essere proiettata in favore di
questa coltivazione: renderla più veloce ed efficiente era un must ma questo
non doveva incidere sulla vita comune di tutti i giorni.
Alla gente del Sud non importava molto dell’espansione ad
Ovest anche perché alle sue latitudini, perduta la California, restavano i
territori del Nuovo Messico (peraltro non schieratosi pro o contro la
schiavitù) e dell’Arizona (ancora in divenire), zone per lo più desertiche e
dalle temperature impossibili, inservibili a qualsiasi scopo e inutilizzabili
come possibili riserve.
Il Sud era ben conscio che la sua politica non poteva
essere imposta con la forza al Nord, non ne aveva i mezzi umani e non aveva le
risorse, quindi cercò sempre d’agire in maniera certamente difensiva ed accorta
anche nelle sedi istituzionali finchè ne ebbe modo ma perdendo l’appoggio
politico del Midwest si trovò costretto ad agire in maniera diversa sapendo a
priori che ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.
Il Sud negli anni ’50 focalizzò la sua politica nelle
sedi istituzionali per contenere al massimo l’espansione dell’ideologia
settentrionale degli stati considerati di frontiera (Kentucky, Missouri,
Kansas, Nebraska) importanti come riferimento per la propria economia in quanto
transit-points delle loro merci a ridosso del grande fiume navigabile, con i
battelli che risalivano dal Golfo del Messico attraverso appunto il Mississippi.
Era una politica certamente perdente alla lunga e serviva
solo a procrastinare il conflitto che presto sarebbe deflagrato in tutta la sua
drammaticità, ma i politici del Sud probabilmente pensavano ancora di dominare
la scena grazie al Partito Democratico e al Partito Whig, senza conoscere
l’animo profondo della gente del Midwest che in silenzio e senza troppo
strombazzamenti (tipici invece degli abolizionisti al oltranza) stava gettando
le basi di un nuovo partito destinato a dominare la scena elettorale molto a
lungo.
In realtà la situazione dei partiti negli Stati Uniti
fino al decennio antecedente la guerra civile rispecchiava assai bene le
società del Nord, del Sud e del Midwest e i caratteri delle rispettive
popolazioni.
C’era un Partito Democratico che dominava il Sud ed il
Midwest con i rispettivi leaders, reggeva a Nord anche se le distanze da quello
meridionale risultavano ovviamente già pesanti soprattutto per quanto
riguardava la schiavitù e l’economia, era il partito legato alla nascita della
nazione, il partito di Jefferson, in teoria il partito dell’unione ma in realtà
scivolava giorno dopo giorno verso la scissione territoriale definitiva.
Certo si riusciva ancora a trovare un accordo per
presentare un candidato unico alle Presidenziali, ma spesso l’accordo era solo
di facciata per la convenzione e per dare sicurezza e blandire i votanti del
Nord che altrimenti avrebbero voltato le spalle, ma concluse le votazioni i
problemi tornavano immediatamente a galla.
Stephen Douglas, il leader dei Democratici del Midwest,
era ben conscio dei gravi problemi che affliggevano il suo partito a livello
nazionale, cercava sempre di mediare e di trovare compromessi che dessero modo
di realizzare politiche comuni, ma per lui era sempre più difficile anche
perché tra i suoi stessi elettori iniziava a mostrarsi inquietudine e disagio
per la sua posizione ritenuta troppo “morbida” nei confronti dei Democratici
meridionali.
Il Partito Whig (Liberali) era presente anch’esso in
tutti i territori della nazione, ma a Sud contava molto meno schiacciato dalla
forza del Partito Democratico ed anche dalla sua inclinazione a subire
passivamente le richieste meridionali, mentre nel Nord rappresentava l’alternanza
battagliera e “progressista” (forse anche un po’ snob) e nel Midwest
un’alternativa abbastanza credibile agendo con buon senso.
C’erano poi dei partiti politici minori nel Nord, spesso
estremamente populisti (come il Partito del Suolo Libero) che raccoglievano
soprattutto i voti di disagio di una fetta della popolazione che auspicava una
trasformazione della società ma che non riusciva ancora a esprimere un leader e
non l’avrebbe mai fatto.
Il sistema politico statunitense (sostanzialmente
bipartitico) collassò definitivamente con le votazioni sul cosiddetto
Nebraska-Kansas Act del 1854, cioè sul criterio da seguire per annettere questi
due nuovi Stati nell’Unione.
I due Stati del Midwest erano entrambi oltre il 36°30’
parallelo, quindi in teoria la schiavitù non doveva essere permessa secondo il
vecchio compromesso del Missouri (1820) che appunto considerava questa linea
immaginaria come frontiera per l’accettazione o meno di questa piaga sociale.
Questo però non stava bene agli Stati del Sud che evidentemente
iniziavano a mal sopportare ogni iniziativa contraria alla propria politica
sociale ma soprattutto non volevano permettere al Nord di fare proselitismo in
quei territori ritenuti, probabilmente a torto, come facenti parte della
propria area di “competenza” politica.
Il solito senatore democratico Stephen Douglas cavò dal
cilindro un’ipotesi d’accordo per un ennesimo compromesso chiamato appunto con
il nome dei due stati confinanti: avrebbero deciso sulla schiavitù delle
votazioni popolari locali, ma questo avrebbe anche significato la fine del
Compromesso del Missouri, specialmente in ottica nordista.
Stephen Douglas riuscì contemporaneamente ad ottenere dal
Sud, in cambio del compromesso, l’agognato “sì” alla ferrovia transcontinentale
che avrebbe seguito il percorso settentrionale partendo da Chicago, ma questo
non accontentò minimamente tutti i politici del Nord eletti al Congresso sia
tra le file democratiche che whig i quali pertanto votarono uniti quindi contro
il compromesso.
La partita in gioco era estremamente importante e non ci
si poteva permettere di muovere male nessuna pedina: il Partito Whig appariva diviso
in maniera netta, ognuna delle sue componenti settentrionale, occidentale e
meridionale seguiva la propria linea politica ciò causò praticamente la sua
dissoluzione dalla scena americana.
Il Partito Democratico pur mantenendo un simulacro
d’unità di facciata in realtà si stava organizzando secondo la propria
appartenenza territoriale (Nord-Ovest e Sud), in pratica non ci sarebbero mai
più presentati candidati comuni alle elezioni a partire dal 1860 ed anche la
scelta di Buchanan (della Pennsylvania, ma gradito ai sudisti per la sua
politica orientata al mantenimento della schiavitù) nel 1856 sapeva più di
ripiego che di vera rappresentanza comunitaria.
Proprio in contrapposizione al Nebraska-Kansas Act si
creò nel Midwest (non a caso) il nuovo Partito
Repubblicano, in cui confluirono molti dei transfughi Whig settentrionali, in
toto gli Abolizionisti, parecchi Democratici del Nord delusi dalla politica
troppo passiva nei confronti del Sud, gli elettori dei partiti minori
settentrionali oltre agli adepti delle Chiese Evangeliche che si schierarono
apertamente contro la schiavitù.
L’esordio del nuovo partito fu brillante perché alle
Presidenziali del 1856 ottenne già un incoraggiante 33% su scala nazionale, il
che voleva dire la maggioranza assoluta a Nord, era un partito finanziato dalla
grande industria, dalle grandi istituzioni anti-schiavistiche, dal ceto medio,
dagli operai dei grandi stabilimenti settentrionali e dagli agricoltori
indipendenti del Midwest, restava però un partito del
Nord, unionista e nessuno pensò mai seriamente in quel tempo di espandere
queste idee a Sud, infatti il Partito Repubblicano per molto, molto tempo
rimase sostanzialmente sconosciuto nel meridione.
Abraham Lincoln, un ex-Whig, ne diventerà il leader
naturale qualche anno dopo (fino alla sua uccisione) grazie anche agli scontri
dialettici e di grande spessore politico ed economico con Stephen Douglas,
prima per il seggio senatoriale dell’Illinois poi per la Presidenza della Repubblica
che ne cementarono il carattere fermo e deciso, mai arrogante, certo simile a
quello dei pionieri e dei coloni del Midwest in cui era cresciuto.
Soprattutto il Partito Repubblicano aveva in sé quella
forza propulsiva e organizzatrice tipica della gente del Midwest, conservatorismo
intelligente (di catoniana memoria), poche parole e molti fatti, abitudini
spartane, poco romanticismo (come nel Sud) o alterigia snobistica (come in
certi ambienti del New England), tanto spirito pioneristico per costruire le
fondamenta di quella che diventerà più tardi la più grande nazione economica di
sempre.
L’annessione di un nuovo Stato del Ovest estremo
dichiaratamente anti-schiavista, l’Oregon (nel 1859), e gli animi meridionali
sempre più spinti verso l’uscita dall’Unione fecero sì che l’elezione a
Presidente della Repubblica nel 1860 se la contesero sostanzialmente due
rappresentanti del Midwest: Douglas per i Democratici del Nord e dell’Ovest e
Lincoln per i Repubblicani che aveva fatto il pieno di voti negli stati del
Nord, del Midwest e del Far West (California e Oregon).
A Sud si presentò anche il candidato degli Unionisti
Costituzionali (la versione repubblicana di ex-Whig sostenuta da politici
sudisti e nordisti moderati) Bell che si guadagnò la Virginia, il Tennessee e il
Kentucky, mentre gli altri stati del Sud votarono compatti per il loro
rappresentante democratico Breckinridge favorendo probabilmente volutamente
l’elezione successiva di Lincoln in modo da creare un caso per invocare la
secessione del Sud dall’Unione.
Come era facile prevedere il voto elettorale compatto del
Midwest determinò lo spostamento dell’ago della
bilancia verso l’elezione di Lincoln alla Presidenza della Repubblica ed il Sud
era definitivamente lasciato a sé stesso: poteva accettare la nuova diarchia di
poteri economico e politico creatasi restando in una posizione di sostanziale
emarginazione nelle decisioni oppure tentare la via della Secessione costituendo
una nuova Repubblica Confederativa con la speranza di essere riconosciuta dalle
grandi nazioni europee e resistendo il più possibile alla prevedibile reazione
del Governo Federale Unionista: sappiamo bene quale fu la scelta.
Cominciava così una lunga guerra fratricida senza che
nessuna delle due parti ne avesse il sentore, con gli eserciti ancora da
costruire: appare incredibile pensare che non esistevano armate nell’Esercito
Federale e che esso prima dello scoppio della guerra contasse solamente su
circa 17000 effettivi di cui la metà dislocata nei territori dell’Ovest
(ritenuti i più pericolosi) e circa 8500 effettivi di Marina sparsi lungo tutte
le coste atlantiche, così ogni Stato doveva provvedere ad una milizia
territoriale, sotto il comando del Governatore, con ferma generalmente di
quattro mesi quindi con poca preparazione e attitudine ad una guerra di logoramento,
la coscrizione obbligatoria fu varata da entrambi i lati durante a
combattimenti iniziati.
Il dado era tratto, la secessione dichiarata dagli Stati
del Sud e la creazione della successiva Confederazione apriva così nella
giovane nazione una ferita dolorosa, la guerra civile, da sopportare molto a
lungo nel tempo mettendo di fatto a ferro e fuoco cittadine spesso inermi di
fronte alla violenza delle armi da fuoco e dai bombardamenti massicci, con i
fertili territori agricoli devastati da centinaia di chilometri di trincee
scavate ovunque e il corso dei principali fiumi ribollenti per le battaglie tra
le rispettive marine fluviali……..