La legge Basaglia e la
chiusura dei manicomi di Leonella Cardarelli
La
legge Basaglia, legge 180/78, è la legge che ha fatto chiudere i manicomi. Essa
si contestualizza nell’ambito della psichiatria e dell’antropologia medica,
discipline che negli anni ’60 si andavano incontrando grazie all’etnologo
Ernesto de Martino (1908-1965).
Franco Basaglia (1924-1980), originario di Venezia, era uno psichiatra
formatosi a Padova ed ha studiato insieme a Ernesto De Martino il comportamento
umano. Entrambi avevano in comune l’impegno antifascista.
Nel 1961 Basaglia lascia l’università di Padova e fa una serie
di lotte sul campo che portarono alla chiusura dei manicomi, dopo la sua
esperienza presso il manicomio di Gorizia.
Il manicomio negli anni ’60 era una sorta di carcere per persone socialmente
scomode: individui diversamente abili, omosessuali e tutti coloro che
‘davano fastidio al sistema. Il manicomio non è che guariva, conteneva, era una
sorta di carcere per i malati di mente o presunti tali. Si attuava un controllo
sociale della devianza: questa era la psichiatria ai tempi di Basaglia. La
salute era un problema di ordine pubblico. Devianza = patologia.
Il punto è che la sofferenza mentale deve essere riconosciuta e non rimossa in
un istituto anche perché spesso le malattie mentali sono frutto di istituzioni
e in quei manicomi le persone venivano torturate: è difficile restare sani di
mente quando ti torturano legandoti a letto, facendoti bagni caldi e freddi,
praticandoti l’elettroshock o mettendoti intorno al collo un panno bagnato di
urina. In questa chiave la trasformazione dei manicomi porta all’elaborazione
della legge Basaglia con la quale si modifica la legge del 1904 la quale
asseriva che il malato di mente è pericoloso per sé e per gli altri.
La legge Basaglia sosteneva invece che il malato è sofferente e deve essere
curato in una comunità terapeutica per poi essere reinserito nella società.
Con la legge 180 si distribuisce l’assistenza al malato di mente sulla
questione territoriale dei servizi. Solo quando la persona diventa aggressiva
il trattamento sanitario diventa obbligatorio: il TSO (Trattamento sanitario
obbligatorio) è una sorta di emergenza. Se i manicomi non fossero stati così
violenti forse sarebbero rimasti, così come sono rimasti in molti paesi ma con
procedure non violente.
Nel 1961, non a caso lo stesso anno in cui Basaglia inizia
la sua esperienza a Gorizia, escono La
terra del rimorso di Ernesto de Martino; Asylum di E. Goffman; e Storia
della follia di M. Foucault. Tutti questi testi avevano come comune
denominatore l’attenzione per le manifestazioni della follia: Asylum
è un’analisi socio etnografica sui manicomi; Storia
della follia è un’analisi di come è nata l’idea di follia e di come
nasce la clinica psichiatrica; La
terra del rimorso è uno dei testi più famosi dell’antropologia
italiana ed espone il fenomeno del tarantismo pugliese, attraverso il quale le
donne che soffrivano di problemi mentali guarivano attraverso il ballo e la
musica.
Con questi contributi si attua una decostruzione critica della malattia mentale
e un’analisi della follia. Nessuna scienza può essere neutra, neanche il modo
di rapportarsi al proprio corpo e le modalità di vedere la salute sono neutre o
universali poiché vanno inserite in un contesto culturale.
L’antropologia medica è vicina all’approccio demartiniano.
Ernesto De Martino fu il primo a portare l’antropologia a confronto con queste
scienze biomediche, che in quel periodo erano scienze chiuse, muovendo da una
consapevolezza critica: per lui i saperi della cura erano stati troppo scissi
dai fattori sociali.
Il tratto di unione fra La
terra del rimorso e Basaglia era Giovanni Jervis
(psichiatra, ma meno sperimentale di Basaglia) il quale partecipò alla ricerca
in Salento esposta ne La
terra del rimorso facendo dei rapporti quasi critici sui casi delle
tarantate. In seguito raggiunse Basaglia a Gorizia. I
due collaborano ma Jervis avrà sempre una visione più
istituzionale tant’è che preparò Basaglia a un corso di formazione per
insegnare psichiatria. Si iniziano a studiare i disturbi psichici, le loro
cause, il decorso, le forme di intervento, le tecniche terapeutiche.
Purtroppo poi questo incontro tra psichiatria e antropologia fu
interrotto perché De Martino nel 1965 morì.
Dopo la sua morte uscì La
fine del mondo, opera con la quale stava creando scenari
interdisciplinari collegati dalla psichiatria.
Per approfondimenti:
Pizza, G. (2005) Antropologia
medica, Carocci, Roma
http://educaweb.altervista.org/content/view/82/33/
http://isole.ecn.org/antipsichiatria/autotut180.html
http://www.laleva.cc/cura/trattamentobbligatorio.html